Scelto per creare un’opera all’interno del museo Madre, Daniel Buren, uno dei massimi artisti contemporanei nato in Francia, ha frequentato l’Ecole des Métiers d’Art, basando tutta la sua produzione giovanile su una stoffa da tende a righe bianche e colorate. Curiosità quest’ultima che ci aiuta a comprendere la valenza visiva dell’opera realizzata per il museo, la quale, come l’artista stesso ha sottolineato, riesce ad instaurare una stringente relazione con la città nella quale si inserisce.
Infatti l’opera di Buren appare come un intervento di dimensioni architettoniche concepite appositamente per l’atrio del museo. Il pavimento dell’ingresso suggerisce un potenziale asse prospettico perpendicolare all’asse di Via Luigi Settembrini, mentre le superfici colorate e gli specchi riflettono ed esaltano questo rapporto immaginario con la città, in modo che il museo esca da se stesso per abbracciarla. In questo modo l’artista agisce ponendosi dal punto di vista dello spettatore, creando quindi, uno spazio di forte impatto emotivo e visivo, capace di essere attraente e coinvolgente. L’intenzione dell’artista, è infatti quella di far sentire ogni visitatore accolto ed invitato a far parte dell’opera, la quale non esiste fuori dal tempo e dallo spazio per i quali essa è stata concepita.
At the entrance of the Madre Museum in Naples, you can admire the artwork by Daniel Buren, a contemporary artist born in 1938 in France.
The artwork that is the entrance itself, appears as an installation of colors such as: orange, yellow, light blue interrupted by big mirrors. These elements are all around the viewers who are immersed in the artistic space.
The artist wants the visitors to be welcomed, becoming part of the work.
In my opinion, the piece of art is able to elicit in the viewers so much joy thanks to the bright and vivid colors.
-Lavoro di Caputo Martina e Scotti Ilaria
Jan Fabre è un artista visivo, teatrale e autore, vive attualmente in Belgio, è una delle figure più affascinanti, complete e complesse della ricerca artistica contemporanea. Fabre esplora la vita umana e le sue multiformi espressioni in un dialogo incessante tra il pubblico e se stesso, combinando danza, musica, opera, performance e improvvisazione.
L’uomo che misura le nuvole è un inno alla capacità di sognare
di trascendere il tempo e lo spazio attraverso l’immaginazione che prende ispirazione da uno degli uomini prigionieri di Alcatraz, Robert Sroud, che una volta uscito affermò
“D’ora in poi misurerò le nuvole”,
l’uomo raffigura la metafora dell’artista che, aspettando con un metro in mano il passaggio di una nuvola per misurarne le dimensioni,
non può far altro che sottolineare la bellezza di un’attesa vana ed inutile
esprimendo così l’impossibile tentativo di misurare un’entità mutevole e instabile come una nuvola.
Il cavallo di sabbia è un’opera di Mimmo Paladino, realizzata nel 1999. L’opera si basa sulla combinazione di elementi scultorei figurativi e architettonici tradotti in forme sintetiche e stilizzate, realizzate con un materiale povero ma in sé denso di storia. Questo è il primo dei famosi cavalli realizzati dall’artista, il “padre della mandria”, denominato dallo stesso pittore “ Cavallo di sabbia”, poichè ricoperto da quella proveniente dalla spiaggia di Poseidonia. Luogo dove si riteneva fossero custodite le orme dei Greci, dove secondo l’artista la mente può vagare, dove si assapora il buio magnetico dell’attesa, dove si può vivere il mistero del segno espresso dall’orma.
The Workshop KAYA NAPOLI was realized for the project Madrescenza Seasonal School by the artists Kerstin Brätsch, born in 1979 in Germany and Debo Eilers born in 1974 in Texas. Nowaday they live and work in New York City.
Kaya’s House is currently in progress. It is a pictorial, sculptural and an exemplary artwork whom Kaya dedicated his attention until 2015. After its exhibition at the Brandhorst Museum in Munich, where the students of the Munich’ Art Academy have modified it, Kaya’s House becomes part of the Madre Museum’s collection and it can be modified by other participants.
This artwork can transmit a bunch of emotions in its viewers, emerging in them a comfortable sensation but also fear caused by some external elements such as some parts of the human body, some belts on the roof.
In keeping with the outside of the house other disturbing elements are also in the interior space. Among these, food for the animals and some creepy things.
Francesco Clemente nato a Napoli nel 1952 è stato protagonista sin dalla fine degli anni Settanta della Transavanguardia, un movimento artistico italiano nato su progetto di Achille Bonito Oliva, sulla scia della crisi economica che caratterizzò questo decennio, portando al ridimensionamento dell’ottimismo produttivo e culturale dell'Italia. Clemente, durante la sua carriera ha attraversato e sviluppato ossessioni, come ad esempio quella per il sesso, tecniche e formati diversi, ad intervalli irregolari, con l’incoerenza disinvolta di un monologo interiore. Dopo la retrospettiva dell’ottobre 2003 al Museo Nazionale, che ha segnato il ritorno di Clemente a Napoli, l’artista ha realizzato per il Madre un affresco di proporzioni monumentali, articolato in due sale e un pavimento in ceramica, ripercorrendo con la memoria dell’infanzia luoghi e simboli antichi di Napoli.
Venere Degli Stracci
La Venere degli stracci è l’opera più celebre di Michelangelo Pistoletto che pone l’accento su uno dei temi più scottanti del nostro tempo, quello dei rifiuti e del consumismo.
Pistoletto accosta il “bello ideale”, rappresentato dalla dea Venere, alla vita vera, sciupata e usata, di cui la montagna di stracci è il simbolo.
La figura della Venere classica, bianca, ordinata, riflesso di un preciso canone proporzionale, si contrappone al disordine delle pezze, creando al tempo stesso una perfetta relazione ed una forte contrapposizione tra il passato e il presente, il neutro e il multi colore, l’eterno e il transitorio.
Giusy Riccio-Alessia Saraiello